Seguici su: Facebook  Instagram  YouTube

Brugherio

Serata di spicco quella del 10 novembre a Brugherio, nella sala consigliare. Nomi importanti al tavolo dei relatori che, con competenze e posizioni diverse, si sono confrontati civilmente, nonostante momenti di confronto acceso. Merito anche del moderatore, Alessandro Principe di Radio Popolare, che ha saputo gestire tempi ed interventi con competenza.

Di fronte ad un pubblico considerevole introduce Annamaria Di Ruscio, coordinatrice del Forum provinciale Economia Lavoro Innovazione, organizzatore della serata, sottolineando la volontà di essere presenti sul territorio per portare occasioni di approfondimento e dibattito.

Tocca ora a Marco Leonardi, dell’Università Statale e Responsabile Economia PD, che ha contribuito alla stesura del documento. La riforma era allo studio anche prima di Renzi. Era necessaria per adeguarci all’Europa e per mettere fine ai troppi contratti a termine esistenti, e favorire le assunzioni a tempo indeterminato. Quanto all’art. 18, occorreva un suo ridimensionamento, soprattutto in tema di reintegro del posto di lavoro. Riguardava una esigua minoranza, e non certamente i giovani. Salviamone il simbolo, ma limitiamone le applicazioni. Sono comunque in discussione, nel frattempo, i casi dei licenziamenti per motivi disciplinari.

Convinciamoci che senza il Jobs Act continuerebbe la tendenza a far diventare le assunzioni a tempo indeterminato sempre meno frequenti, fino quasi a sparire. A favore di queste ora vi è anche il taglio dell’IRAP che rende più appetibile la cosa per le aziende. Alla domanda del moderatore risponde che il Jobs Act non produrrà maggiori posti di lavoro. Ma eliminare il precariato dei co.co.co. e co.co.pro sarà già molto.

Non ci saranno posti aggiuntivi, ma travaso verso il tempo indeterminato, e quindi maggior dignità per il lavoratore.

Interviene Massimo Manelli della Confindustria MB, affermando che sono pochi i casi in cui, anche in passato, si è andati in causa per l’art. 18. E’ però importante il suo superamento perché è un simbolo che agita gli imprenditori. Comprende come sia difficile il confronto su un simbolo, anche se questo non ha valore assoluto.

Quanto alla situazione in Brianza, un piccolo segnale incoraggiante viene dai dati di ottobre. L’export e le attività oltre confine vanno bene. Il nostro prodotto è di qualità. In particolare nel settore automotive. I nostri migliori clienti sono i tedeschi. Speriamo che da loro le cose vadano bene, perché altrimenti avremmo dei problemi.

Ma il Jobs Act è ancora in fase di definizione, dice il moderatore, passando la parola a Cinzia Maria Fontana della Commissione lavoro alla Camera.

Questa ricorda qual è la situazione: abbiamo il 45% di giovani che non lavorano. Gli ammortizzatori sociali non ce la fanno più. Occorre ripensare il tutto. Non abbiamo ancora strumenti validi per il reinserimento dei lavoratori che perdono il posto. Dopo quanto è stato operato al Senato, alla Camera si stanno preparando gli emendamenti. I tempi sono stretti. Subito dopo la legge di stabilità? Si sta lavorando su 4 o 5 emendamenti. Uno di questi è sul licenziamento disciplinare.

Alla domanda se il PD ha, a questo proposito, una posizione forte, risponde che ci sono sempre state diverse opinioni, ma la posizione è quella della Direzione del Partito. E’ vero però che nel frattempo sono nate iniziative per sensibilizzare al valore collettivo del lavoro ( sciopero generale?).

Ha qualcosa da dire Maurizio Laini della CGIL MB. Attacca dicendo che oggi ci sono in Brianza 10.000 posti di lavoro a rischio. Una famiglia su tre ha problemi.

Renzi è venuto nel Vimercatese, ed ha apprezzato la ripresa di quell’azienda di alta specializzazione elettronica. Ma nel recente passato molti lavoratori, altamente qualificati, hanno perso il posto.

Alla domanda se togliere l’art. 18 possa portare aumento di posti di lavoro, risponde che ciò che manca è l’efficienza della politica Oggi mettere mano alla legge sul lavoro non serve. Occorre una politica industriale che ancora non si vede. Il Jobs Act è solo un tassello, che però crea uno spostamento di poteri all’interno dell’azienda e a sfavore dei dipendenti.

Ad accendere le polveri di un dibattito, fin’ora abbastanza pacato, ci pensa Fabio Sdogati, del Politecnico di Milano. Esordisce dicendo che Renzi è alleato della politica di austerità della Merkel. Tra l’altro, perché usare un termine inglese per la riforma del lavoro? La verità è che abbiamo molte tasse e non è vero che il nostro costo del lavoro sia più alto.

Così come non è vero che la competitività sia territoriale. E’ solo aziendale, perché è lì che si formano le differenze tra chi investe in nuovi prodotti ed in innovazione dei processi.

Renzi si è alleato con la UE per gestire una recessione grave. Il Jobs Act è stato studiato per ridurre il costo del lavoro..

Gli replica Leonardi. L’analisi di Sdogati è affascinante, però la verità è che c’è crisi in tutto il mondo.,Ma noi abbiamo la disoccupazione più alta d’Europa, il costo del lavoro alto ed il più basso tasso di innovazione. Non possiamo fare finanziamenti pubblici, perché ora li fa la UE. La scommessa è di andare verso assunzioni a tempo indeterminato, combinandole con la flessibilità. Più di così non si può fare. Il rapporto di lavoro a tempo indeterminato ridà comunque dignità al lavoro.

Prende posizione anche l’on. Fonatana: fra le deleghe al Governo, vi sono i servizi per il lavoro, gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione, la tutela della genitorialità (maternità) e, quanto alle risorse, la legge di stabilità le prevede. In particolare i servizi per l’impiego giocano un ruolo importante per supportare chi perde il posto. Ma il lavoratore deve rispondere attivamente, mettendosi a disposizione per essere ricollocato. Fin’ora l’INPS ha agito passivamente; eroga il sussidio e basta. Non entra nel merito di come siano impiegati i soldi. D’altronde non è nelle sue competenze fare di più. Ma vi sono delle opportunità che vanno colte perché, nonostante la crisi, l’offerta di lavoro non riesce ad incrociarsi con la domanda esistente.

Il confronto si fa serrato, e Manelli della Confindustria protesta, con taglio liberista, dicendo che tutto quello che distorce il mercato del lavoro è sbagliato. Intanto la produttività delle aziende italiane è colata a picco. La competitività territoriale esiste eccome. Provate a gestire un’azienda a Treviso, dove i trasporti funzionano abbastanza bene, dove le infrastrutture tengono, ed è possibile creare un indotto. La stessa cosa non la troverete, ad esempio, a Palermo o in altro luogo del sud Italia.

Una maggior tassazione patrimoniale non serve.

Renzi però non ha una politica industriale. Quanto al costo del lavoro in Italia, per ogni 100 € in busta paga del lavoratore,l’azienda deve sborsarne 250.

Ma Sdogati non ci sta. La competitività territoriale non esiste, e comunque anche con il Jobs Act il lavoratore dopo tre anni va a casa. Non è vero che il costo del lavoro sia più alto che altrove.

Leonardi cerca di ridimensionare l’oggetto della discussione, dicendo che stiamo parlando di contratti che partiranno dal prossimo anno e che fra tre anni ne vedremo l’effetto

L’idea è di spostare la tassazione, che ora grava per il 70% su imprese e lavoro, verso il patrimonio ed i consumi. La patrimoniale non è decollata fin’ora anche a causa della confusione ingenerata dall’esenzione sulla prima casa dell’IMU, voluta dal governo di centro-destra.

Ma Laini apprezza invece l’intervento di Sdogati ed evoca una tassazione sui grandi capitali.

I sindacati faranno uno sciopero perché gli affezionati alla tutela dei diritti dei lavoratori sono molti, e perché occorrono politiche che muovano il mondo del lavoro.

Tenta un riepilogo l’on. Fontana. La discussione è complicata . E’ vero: il Jobs Act non crea posti di lavoro, ma non è così facile escludere i rapporti di causa/effetto, per cui non si può mai dire. E’ anche importante la detassazione sul lavoro. Tutto si deve tenere insieme, e di sicuro è importante il dialogo con i partiti e le realtà sociali. Sottolinea che siamo di fronte ad una svolta epocale.

Da ultimo prende la parola il segretario provinciale del PD Pietro Virtuani, padrone di casa in questa occasione, Dice che questa sera abbiamo ascoltato opinioni diverse, ma il partito tiene aperta la porta ad ogni confronto. Partito che. proprio in questi giorni sta discutendo della propria organizzazione.

Occorre però guardare all’ Europa. Alle elezioni europee, anche se in Italia il PD è andato bene, il PSE ha perso ed è prevalsa la linea della Merkel. Ora occorre agire anche in UE per portare avanti i nostri obiettivi primari: formazione ed occupazione giovanile e femminile, riforma della giustizia, della pubblica amministrazione, politiche industriali, a così via.