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europa romanoQuando pensiamo all’Impero Romano ed alla sua massima estensione facciamo riferimento ad un aspetto prettamente geografico e ad un territorio nel senso stretto di un mondo di cui tutti gli altri imperi della storia non possono nemmeno rappresentare una pallida imitazione.

Roma è stata un faro di civiltà ed inclusione di cui oggi possiamo percepire l’emanazione in  molteplici ambiti della nostra vita: dalle basi dell’architettura al diritto, passando per l’arte, la musica e la scultura; insomma, la Cultura con la maiuscola che riecheggia nei secoli e si presenta all’Europa come il seme di un futuro inclusivo, il bello architettonico intriso di armonia ed eleganza, socialmente giusto ed anche green; si potrebbero fare moltissimi esempi di come la città eterna abbia rappresentato ciò di cui sopra e chi legge riconoscerà dal proprio ambito professionale o preparazione accademica un filo conduttore secolare e proveniente dall’intelletto capitolino.

Arrivando ai giorni nostri, si osserva l’Unione Europea come tutto tranne che un’estensione geografica, in completa adesione agli ideali dei padri fondatori, i quali dei confini geografici ne hanno tratto e distrutto il limite di esclusività tra i popoli, come Roma di fronte alle tribù barbariche con cui, di volta in volta, si confrontò (anche militarmente) e civilizzò attraverso quanto accennato sin ora ma rispettando la “natio” e le leggi proprie di quel o quell’altro popolo: il tribunale romano giudicava l’imputato secondo la sua provenienza etnica: la difficoltà alla quale nel tempo si andò incontro fu che di generazione in generazione, identificare la genesi etnica divenne sempre più difficile.

Questo è solo un piccolo accenno esemplificativo al quale si potrebbe arricchire il ventaglio dei temi che oggi affrontiamo in ambito europeo, nazionale e locale: uno su tutti, la chiave green delle infrastrutture romane dell’epoca, al netto della tecnologia che oggi ci appare primitiva ma che per l’epoca era avanguardista e di cui comunque utilizziamo i concetti base: gli ingegneri e gli architetti capitolini hanno realizzato strade, ponti, acquedotti in osservanza dell’equilibrio della natura e della morfologia circostante, senza sfidare Madre Natura; le opere virtuose di cui ci avvaliamo nel quotidiano esistono secondo gli stessi principi dell’epoca ed in alcuni casi sono ancora le stesse opere di allora, sopravvissute nei secoli ad ogni avversità; chi invece ha sfidato la natura, ha causato danni e distruzione le cui ferite sono ancora aperte e di cui Madame Storia ha ribadito essere di monito agli alunni che verranno.

Il continente europeo, vecchio e martoriato da guerre e divisioni, porta con se un bagaglio di unica e millenaria conoscenza, di cui noi italiani facciamo silente bandiera in sede europea, consapevoli o meno di ciò che abbiamo rappresentato, creato, difeso ed esaltato nella storia dello stivale europeo, fautori di una Cultura di cui il mondo occidentale gode in ogni luogo, azione, tempo ed ambito, continuando a dirlo in silenzio, perché l’eleganza di sua Signora Italia si esprime senza parole, urla od orgoglio di stampo nazionalista: in Europa, gli italiani, vanno da europei; a volte inconsapevoli del DNA che portano in dote ma sicuri nell’anima di ciò che si può e si deve fare, per l’Europa e per i suoi popoli, uniti in un indissolubile legame: siamo europei!

Le sfide che ci attendono da qui ai prossimi anni sono legate nei millenni da un’ambizione che fu pioniera ma che ancora oggi è senza altri precedenti: il mondo cambia e le società si evolvono, i popoli mutano trovando nuove frontiere e confini da abbattere, perché l’essere umano è un animale sociale ed ha bisogno di guardare oltre i muri delle divisioni per trovare un’unione umana che unisca ogni differenza, che veda l’orizzonte delle possibilità di una cooperazione a livello internazionale volta al completamento del processo di costruzione europea; la tecnologia rappresenta il nuovo spazio della condivisione mantenendo fermo il pilastro sociale e culturale che unisce popoli di culture differenti, giovani di ogni estrazione sociale, governi democratici aventi diversi meccanismi di rappresentanza: la tecnologia al servizio dell’uomo.

La sfida della politica nazionale, locale ed internazionale è di nuovo la stessa che fu ostica per Roma: creare unione di fronte alle divisioni; varcare il segno politico di fronte alle necessità concrete di una popolazione in rapida evoluzione: questo processo arde di un fuoco alimentato dalle nuove generazioni, anelanti di un futuro migliore, viventi in un presente reale e virtuale multietnico e multiculturale, le cui differenze sono l’occasione di crescita per tutte e tutti che trovano rappresentanza in una classe politica lungimirante, il cui orizzonte europeista viene visto come la soluzione alle divisioni: se gli ideali politici fanno il segno della dialettica tra le parti, la vision europea esalta la virtù del rispetto dell’altrui pensiero, l’accettazione di una decisione con principi di maggioranze qualificate e l’umiltà di cooperare all’unisono per raggiungere un obiettivo: questa è Democrazia e noi siamo tutti Europei!

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