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crisi_pdQuesta settimana oltre al contributo di Correale pubblichiamo due Lettere al nostro sito di due nostri simpatizzanti.

Stefano Belloni, che in controtendenza “dell’aria che tira” ha deciso di iscriversi al Pd proprio in occasione della eleazione del Presidente Napolitano e con l’avvento del Governo Letta…l’altro Antonino Geraci che sempre sulla formazione del nuovo governo esprime le necessità ma anche le perplessità che possa riuscire nei suoi obiettivi

Lettera di Stefano Belloni

Mi chiamo Stefano Belloni, sono un elettore del PD, sono un suo sostenitore e simpatizzante fin dal suo nascere, che ha deciso, all’indomani della rielezione di Giorgio Napolitano di investire sul Partito Democratico, divenendone un suo iscritto.

Sembra passato molto più tempo di quello effettivamente trascorso... dalla fine del governo Berlusconi, dalla stagione dei tecnici, dalle primarie del PD, dalla campagna elettorale, dall’esito delle Politiche, dal dopo elezioni Politiche, dalla elezione del Presidente della Repubblica, dalla fiducia del Parlamento al Governo guidato da Enrico Letta.

Al di là di tutto (valutazioni, delusioni, un comprensibile disorientamento ...), la domanda che ritengo centrale e politica è la seguente: il Paese ha urgente bisogno di un Governo? anche di un Governo eccezionale in un momento eccezionale, rivolto al Paese reale e ad una sua pacificazione?

Se la risposta è sì, come io ritengo, allora oggi si profilano per il PD due compiti:

1) assumere la responsabilità di alcune risposte per il Paese, all’interno di una impegnativa e straordinaria collaborazione a servizio del Paese;

2) siccome ritengo che non durerà a lungo (come qualunque evento eccezionale) e probabilmente nel 2014 ci ritroveremo ad affrontare sia nuove elezioni Politiche che, subito dopo, la elezione del nuovo Presidente della Repubblica, dobbiamo affrettarci ed incamminarci su due strade da percorrere efficacemente:

- la forma partito: costruire e sancire l’ampia pluralità del Partito Democratico;

- la proposta politica: chiara, aperta al confronto e che deve cercare di convincere ed attirare il più largo consenso; non solo all’interno del piccolo recinto del “bene comune”, ma anche nei confronti di quella “grande prateria” apertasi nello schieramento politico centrale, e che la prossima volta dovrà schierarsi.

I cambiamenti allora, e concludo, possono essere problematici, ma so anche che possono essere delle grandi opportunità.

Approfittiamo di questo momento straordinario per dare alcune urgenti risposte concrete al Paese, per arrivare ad alcune regole certe a livello istituzionale e costituzionale, per pacificare gli animi (specie quelli oggi più disperati e più folli ...).

Approfittiamo, anche, per portare a compimento il percorso di costruzione di un moderno, riformista, europeista e plurale Partito Democratico.

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Lettera di Antonino Geraci

Il problema che si pone oggi di fronte agli elettori è: Dare un governo al paese stremato nelle sue fondamenta, o arroccarsi sulle proprie convinzioni e puntare solo alle elezioni?

La situazione economica e sociale richiede sicuramente un intervento forte e concreto immediatamente. Ma sembra veramente difficile che ciò si possa fare in accordo con la forza contro cui si è combattuto per un ventennio, e dalla quale si è divisi da una differenza prima di tutto culturale.

Si fatica ad immaginare un’azione di governo comune su temi in cui la distanza delle posizioni appare incolmabile. E’ vero, la mediazione è l’elemento fondamentale della politica, ma quanto meno per partire ci vuole una condivisione di vedute sulle cose su cui si vuole trovare l’accordo. Francamente è difficile individuare queste visioni comuni con il centrodestra berlusconiano, che ha fatto una bandiera del disprezzo delle istituzioni, ha contrapposto un facile populismo al rispetto dei poteri dello stato, e di fatto è stato incapace di fronte al montare della crisi sociale ed economica.

La via d’uscita dal vicolo cieco istituzionale, poteva essere un governo, sì di larghe intese, ma che avesse un orizzonte di azione limitato a pochi punti, legge elettorale, riforma delle camera, riduzione dei costi della politica, qualche intervento urgente sul fronte della crisi come debiti della PA e riduzione della tassazione sul lavoro, e poi nuove elezioni.

Quello che invece sembra prospettarsi è un governo che già dalle prime battute sembra sotto il ricatto del centrodestra, e sembra porsi un orizzonte troppo ampio per sperare di raggiungere degli obiettivi senza cedere a compromessi al ribasso. Inoltre, ovviamente, tralascia alcuni temi, legge anticorruzione o sul conflitto d’interessi, che sono comunque di primaria importanza.

Contemporaneamente e indipendentemente da ciò, la classe dirigente del PD dovrebbe spiegare all’elettorato chi ha affossato la candidatura di Prodi.

Gli elettori devono sapere prima di rinnovare la propria fiducia con il voto. Non si può più immaginare di ricevere una nuova delega in bianco.

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