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alberto pilotto 2018Come è stato possibile passare in soli 4 anni da un consenso al PD nazionale che alle Europee superava il 40% e che ora alle Politiche 2018 è drammaticamente sceso al 19%? Molte sono le ragioni di questo calo ma mi concentrerò su quattro.

La prima riguarda le divisioni, la frammentazione, i distinguo che hanno progressivamente portato alla delegittimazione del leader e alla delegittimazione stessa del nostro partito di fronte a molti elettori. La percezione delle persone è stata che non ci stessimo più occupando dei loro problemi ma di questioni ed interessi personali, individuali e di partito. Delegittimare il partito è stato grave, come lo è stato presentarsi alle elezioni (sia nazionali che in Regione Lombardia) con una coalizione improvvisata fatte di liste prive di una storia e legittimazione politica.
Perché se abbiamo degli ideali comuni ci continuiamo a dividere su piccole cose poco rilevanti invece di cercare una sintesi tra le posizioni che ci differenziano?
Il partito deve ripartire cercando l’unità, facendo sintesi di visioni differenti ma che fanno capo ad ideali comuni. E’ per questo che dobbiamo andare a parlare a chi è uscito, ma anche alle piccole liste civiche e non che si sono volute differenziare.

La seconda è l'essere troppo chiusi nelle nostre discussioni autoreferenziali, anche all'interno dei nostri circoli, delle nostre sezioni, dei nostri gruppi. Molte volte organizziamo degli incontri pubblici e ci rendiamo conto che siamo solo noi a partecipare. Probabilmente in questo modo abbiamo perso il contatto con la realtà e questo, soprattutto quando si è al governo, ci ha fatto sembrare prima di tutto arroganti . Non abbiamo colto il disagio della gente che si è trasformato in risentimento poi in antipolitica poi in rifiuto. E’ qui che il voto di una parte importante dei nostri elettori si è direzionato verso i 5S, mentre qualcuno ha deciso di smettere di votare. Riprendere il contatto con la realtà vuol dire occupare più tempo nella ricerca delle soluzioni ai problemi dei nostri cittadini facendo riferimento ai nostri ideali che all’organizzazione del partito o dei metodi da utilizzare per la gestione dello stesso.

La terza ragione è più europea, e investe tutta la sinistra, i nostri valori, la nostra visione di apertura verso il mondo, la nostra idea di diritti, la nostra idea di multiculturalità e di europeismo, di apertura alle diversità che sono le premesse e l'ambito in cui il nostro concetto di libertà deve vivere e svilupparsi. Questa visione aperta della società ha per contro il rischio di essere difficilmente comprensibile da chi ha bisogno di sicurezze soprattutto durante i periodi di crisi economica.   A molti, non solo in Italia ma anche in Europa appare più semplice e rassicurante una società chiusa, dove il proprio vicino è molto simile a te, si conoscono le regole che non devono mutare repentinamente, si conoscono i limiti e i confini in cui ci si muove, non sia necessario farsi interrogare da culture, comportamenti e tradizioni diverse, che a volte sono disorientanti. Nei momenti di crisi le persone si rifugiano nel conosciuto, in un ambito ben definito e limitato, perché lo conoscono e lo possono controllare. Questo significa che sostenendo il modello di una società aperta ci esponiamo a questo rischio soprattutto se non ci prepariamo con politiche adatte e capaci di governare queste contraddizioni. Oggettivamente dobbiamo riconoscere che le nostre politiche e quelle europee (per altro dominate dal centro destra) non sono riuscite a trasmettere un sufficiente senso di sicurezza dove il modello e le basi culturali per una società aperta potesse svilupparsi.

La quarta ragione è che non ci siamo accorti o abbiamo sottovalutato le paure delle persone. Se non si interpreta la paura, si lascia spazio a chi la utilizza come un grande aggregante contro qualcuno o contro qualcosa. Al Nord la paura di perdere una situazione di benessere conquistata con fatica nel tempo, perché va condivisa con qualcuno che arriva da fuori e che in qualche misura chiede di condividere questo benessere. La paura ha trovato temi forti quali l'immigrazione incontrollata, lo straniero, le pensioni difficili da raggiungere. Al Sud la paura di restare sempre indietro con mancanza di speranza di un miglioramento reale delle proprie condizioni di vita. Il nostro partito non è riuscito a compensare le paure con le speranze.

Da dove ripartiamo allora?

Credo che per prima cosa ci dobbiamo incontrare per capire i reali disagi delle persone e le aspettative che i cittadini hanno sulla politica e su un partito come il PD. Identificare insieme le priorità, trovare le possibili soluzioni ai problemi, molte delle quali erano già presenti nel programma elettorale, rimanendo fedeli ai nostri ideali.
I ragionamenti sulla forma partito devono venire dopo.
Credo inoltre che dobbiamo mettere al primo posto il tema del lavoro identificando i messaggi e le soluzioni che possano consentire all’Italia di muoversi rapidamente verso la piena occupazione.
È un tema che dà risposta ai problemi di tutti. Dobbiamo ripartire dal lavoro, che sia un diritto per tutti come sancito dalla nostra costituzione.

Il segretario PD Monza
Alberto Pilotto

 

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