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regioneOgni settimana Enrico Brambilla Consigliere Regionale e Capogruppo del Pd inoltra la propria newsletter ai simpatizzanti del Pd. nella lettera c'è spazio per riflessioni politiche personali, per informazioni che riguardano i lavori del Consiglio regionale

 Strade
Quante strade dovrà percorrere un uomo perché sia chiamato uomo? Con questa citazione dylaniana ho chiuso il mio discorso in Consiglio regionale a commento della vergognosa norma antiprofughi che la maggioranza di centrodestra in Lombardia ha votato lo scorso mercoledì. Queste strofe mi rimbombano nella testa da giorni, guardando le immagini delle migliaia di persone in cammino, in fuga da guerra e miseria. Non ci sono calcoli elettorali, acquisizione di consenso, compromessi per tenere insieme fragili maggioranze che possano giustificare tentennamenti di fronte a quanto sta succedendo. A queste persone va dato rifugio. Poi c'è tutto il resto da fare (riconoscimenti più celeri, stabilizzazione in quei paesi, lotta all'Isis) ma intanto l'Europa deve dimostrare coi fatti di essere terra di libertà. E la Sinistra di esserne la vestale.

La settimana in Regione
La settimana è iniziata con un interessante, ma temo tardivo, confronto sulla riforma costituzionale. Presenti costituzionalisti (Onida, Violini, Mangiameli) e parlamentari di tutte le forze politiche. Pressoché unanime il riconoscimento che il tema focale non sia il modo con cui eleggere i futuri senatori bensì le loro funzioni ed il riparto di competenze stato-regioni. Se l'obiettivo (che condivido) è avere una Camera delle Autonomie occorre rafforzarne il loro ruolo. Poi ci sono state due sedute di Consiglio, con l'approvazione unanime della legge sulla Manifattura 4.0 (buona legge a sostegno delle imprese artigiane innovative). La sola maggioranza ha invece approvato due leggine di opposto segno conservatore sul commercio e la controversa riforma del turismo di cui dirò. In commissione II è stata licenziata la legge sulla città metropolitana, che verrà in aula martedì 29.

Turisti per casi
Gli albergatori che negli ultimi tre anni hanno ospitato profughi o migranti non potranno accedere ai bandi di Regione Lombardia per ristrutturare o ammodernare le loro strutture. I razzo-leghisti ed i catto-ipocriti dell'NCD lombarda non perdono occasione per gettare discredito sulla nostra Regione. L'occasione per l'introduzione di questa norma è stata la riforma del Turismo, la motivazione con la quale gli alfaniani di casa nostra han tentato di difendere l'indifendibile è appunto che quei fondi devono essere destinati esclusivamente al turismo. Come dire: benvenuti in Lombardia, purché ricchi e possibilmente sani (sì, perché alcune attenzioni per i disabili sono state inserite in legge solo grazie a nostri emendamenti). Chi avesse avuto la cattiva idea di accogliere anche per un solo giorno un singolo rifugiato è sulla lista dei cattivi. La norma è talmente mal scritta, richiedendo la esclusività di esercizio turistico, che finisce per penalizzare anche la recettività per motivi di lavoro, il soggiorno di forze dell'ordine, etc. Ci adopereremo affinché venga impugnata. (Vedi intervento in Consiglio Regionale)

Solidarietà ma non troppo
Un'altra perla di legislazione regionale (lo so che scrivendo queste cose finisco per dar ragione a chi le regioni le vuole chiudere, ma rimango convinto che si possano governare diversamente ed utilmente) approvata in settimana riguarda le vendite a fini solidaristici. In sintesi: i fiorai si lamentano per le vendite delle azalee alla Festa della mamma ed similia. Soluzione: la Regione emanerà un regolamento per disciplinare i giorni delle vendite benefiche, le tipologie di beni, le distanze da tenere dai negozi che vendono gli stessi articoli. I comuni dovranno a loro volta adeguarsi e vigilare. Altri regolamenti, altra burocrazia, altro che semplificazione.

Diario della crisi: Faac e Candy
Due audizioni importanti in commissione attività produttive, con affinità e differenze.
La Faac di Grassobbio (BG): è azienda specializzata nei cancelli automatici. La proprietà fa capo all'Arcidiocesi di Bologna che l'ha però conferita ad un trust, cui spettano le decisioni operative. Nonostante i lauti guadagni (l'ultimo bilancio chiude con un utile di oltre 50 milioni) lo stabilimento bergamasco è stato smantellato e gli impianti trasferiti in Bulgaria. 

La Candy di Brugherio : la proprietà in questo caso è brianzola, della famiglia Fumagalli. I bilanci scricchiolano e da anni chiudono in rosso (l'ultimo conosciuto di 4,5 milioni). Il contratto di solidarietà in atto per circa 340 persone rischia di essere il preludio a licenziamenti.
Se nel primo caso ormai il danno pare irreversibile, sul futuro della Candy ci sono ancora molte carte da giocare. È però necessario che la proprietà si renda disponibile e che la Regione provi fino in fondo a mettere a disposizione i propri strumenti di attrazione, che non mancano. Ho quindi chiesto all'Assessore alle attività produttive di promuovere urgentemente un incontro.