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carlo abbàProseguono i nostri incontri con la giunta Scanagatti. Abbiamo intervistato Carlo Abbà, assessore alle Attività produttive con deleghe ad agricoltura, commercio, industria e artigianato, lavoro, turismo e smart cities.

Circa 5 anni fa iniziava il suo lavoro nell’esecutivo monzese. Cosa ricorda di quei primi giorni? Che situazione ha trovato?

Premetto che è la mia prima esperienza come assessore. Ricordo che i primi sentimento furono un misto l’emozione e la consapevolezza. Aldilà della retorica, un ruolo pubblico te lo senti addosso. Molto più di quello che può sembrare e molto più di quanto credessi. Mi sono immerso immediatamente negli aspetti operativi, anche perché ho dovuto fare i conti con questioni rilevanti. La cancellazione di alcuni eventi, Monza Gp su tutti, da risolvere in poche settimane. E ho toccato con mano anche le premesse per le relazioni tra pubblico e privato, altro aspetto fondamentale.

Quali erano le priorità del suo assessorato allora e quali sono oggi?

Il concetto è riportare il lavoro in città, oltre che come elemento che crei occupazione anche come volano per la rigenerazione urbana e le connessioni sociali. Il piano per lanciare una città come la nostra – e non rilanciare, perché il rilanciare presuppone appunto un lancio pregresso – è partito da una segmentazione: da un lato il commercio e i servizi e dall’altro le attività economiche. Per quanto riguarda commercio e servizi lo scenario mostrava grandi opportunità: attrattori del territorio in divenire – la Villa Reale e la Cappella degli Zavattari – e un evento come Expo alle porte. In questo contesto ci siamo organizzati valorizzando le molteplici anime e potenzialità di Monza: città culturale, sportiva e ambientale. I risultati credo siano sotto gli occhi di tutti. Monza è oggi una città in grado di attrarre turismo. I dati sull’ospitalità parlano di un incremento del 50% tra 2015 e 2014 e di oltre il 10% tra 2016 e 2015. Monza, paradossalmente, ha addirittura un eccesso di offerta. È città di cultura e di sport. È città d’arte e d’ambiente. Oggi può dirsi posizionata su tutto, ma le proposte dovranno ulteriormente affinarsi. Il discorso sulle attività economiche è più complesso perché la gestazione è differente. I provvedimenti necessari – come per esempio consistenti agevolazioni economiche e normative a fronte della riqualificazione delle aree dismesse e semplificazione dei meccanismi di relazione con la pubblica amministrazione – sono in attuazione e le misure in arrivo entro il prossimo febbraio.

Quali sono i risultati raggiunti che la soddisfano maggiormente? Cosa resterà?

I risultati sono sempre in divenire. Ma aver collocato Monza nel panorama delle città da visitare, dopo un grande sforzo in termini di comunicazione e servizi e dopo avere investito quasi 3 milioni di euro grazie a bandi regionali e imposte di soggiorno, dunque a costo zero per il cittadino, è incoraggiante. Anche il lavoro con gli enti territoriali e rappresentanze e la forte partnership venutasi a creare sono stati un asset vincente e un patrimonio importante. Si può fare meglio, affinando e proseguendo il ragionamento. Sul piano delle attività economiche del lavoro sono soddisfatto di quanto stiamo facendo e i risultati si vedranno nei prossimi anni. Cosa resterà? Tutto. Questo operato è un investimento per il futuro.

Cosa, invece, non è andato come avrebbe voluto? E perché?

Un po’ di lentezza per quanto riguarda la parte meramente economica. Ma creare delle condizioni diverse, sotto questo aspetto, necessita di tempo. Anche rispetto alla delega “smart city”, mia da inizio 2015, c’è stata probabilmente meno efficacia. Monza ha alcuni punti forti e alcuni meno forti, sui quali lavorare: l’inquinamento, per esempio. Ci stiamo attrezzando, anche se il tema chiaramente è molto complesso e risente, se così si può dire, di alcune peculiarità tipiche del nostro territorio. Ma si può e si deve migliorare.

Tre aggettivi per descrivere il lavoro di questo esecutivo.

Onesto. Concreto. Innovativo.  

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