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PDMonza 140 tondoLo scorso 7 maggio Tina Colombo ha rassegnato le dimissioni dalla carica di Portavoce del Circolo 6. Lo ha comunicato al Segretario cittadino, Alberto Pilotto, e ai 360 contatti del Circolo 6.

Tina, che non lascia il Partito e che resterà nel Circolo tematico Welfare, ha spiegato le sue ragioni attraverso una lettera aperta, che di seguito pubblichiamo.

Per essere più libera

La settimana scorsa, all’indomani della blindatura del Parlamento da parte del Governo con la richiesta di far votare la fiducia sull’Italicum, ho informato il Segretario cittadino e il Coordinamento del Circolo 6 del PD, che nell’incontro di giovedì 7 maggio avrei rassegnato le dimissioni da segretaria di Circolo.

Ringrazio i 38 dissidenti PD che la fiducia non l’hanno votata, e ringrazio anche i 61 deputati che hanno votato contro l’Italicum, restituendo almeno in parte alla Camera e al PD, quella dignità che il Governo aveva loro sottratto, imponendo con la forza un testo blindato.

E lo faccio non per nostalgia di un passato del PD, sul quale sono stata spesso critica verso incertezze e conservatorismi, ma piuttosto per il timore del futuro.

Se perfino l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, si augurava giorni fa che Mattarella non firmasse l’Italicum, significa che nel “combinato disposto” tra Italicum e riforma del Senato, ci sia davvero qualcosa che non va.

Non penso che in gioco ci sia la democrazia. In gioco però c’è la “qualità” della democrazia, fatta di pesi e contrappesi per bilanciare i poteri dello Stato democratico, per garantirne l’indipendenza e perché nessuno prevarichi l’altro.

La partita che si sta giocando nel PD, nel Governo e nel Paese non si limita alla legge elettorale, seppur importante. In gioco c’è la visione dell’Italia di domani, la qualità del suo sviluppo economico in un contesto ambientale ecosostenibile, l’opportunità e la dignità del lavoro, una coesione sociale che si basa su regole di giustizia e redistribuzione dei redditi, sempre al fianco dei più deboli, e una lotta senza quartiere alle mafie, all’evasione e alla corruzione.

Soprattutto questa visione deve camminare sulla gambe della partecipazione di molti e non soltanto di coloro che, saltando tempestivamente sul carro del vincitore, dettano le condizioni a tutti, insensibili ad ogni richiamo di chi maggioranza non è, ma non per questo deve essere costantemente offesa e considerata aprioristicamente “palude”.

Un partito senza ideali e senza una stella polare da seguire se non quella del “fare”, senza interrogarsi sulla sua bontà e sulle conseguenze, in una forma di dinamismo esasperato, più apparente che sostanziale, un partito appetibile per tutti, destra e sinistra indistintamente, è un partito che nasce già vecchio e smemorato.

La concezione dell’uomo solo al comando ha dato nel passato e in quello più recente dell’era berlusconiana, risultati pessimi. Eppure sembra essere questa la concezione di questo “nuovo” PD.

Dal premierato forte con le sue costanti prove muscolari supportate da un linguaggio a volte violento (li abbiamo asfaltati, li abbiamo distrutti) nei confronti della Minoranza del suo stesso partito o di chiunque dissenta, si passa ad una legge sulla scuola, gestita in modo padronale dal dirigente scolastico, senza il coinvolgimento di insegnanti e in assenza di Organi Collegiali davvero partecipativi sul piano decisionale.

Si passa a ipotizzare una RAI in cui l’Amministratore Delegato è il deus ex machina dell’informazione pubblica, non lontana dai partiti come si vorrebbe sostenere, ma vicinissima al partito del Premier di turno, dal quale l’Amministratore è di fatto nominato.

Si passa a una insofferenza generalizzata e ad un’esclusione di fatto verso il contributo che le migliori competenze ed esperienze del nostro Paese vorrebbero mettere a disposizione della collettività, bollate troppo spesso come parrucconi, rosiconi, portatori di inutili intralci.

E troppi strappi si sono consumati in questi 18 mesi di Governo che avrebbe dovuto essere di Centrosinistra. Ma siamo sicuri che sia davvero tale?

L’eliminazione dell’articolo 18 che nessuno dei contendenti alle Primarie aveva mai ipotizzato, neppure Renzi, un contratto a tempo determinato di 36 mesi senza causale, che ne prevede la proroga fino a 5 volte, il Jobs Act che regala 24 mila euro in tre anni alle aziende per ogni assunzione, senza alcun vincolo di creazione almeno di nuovi posti di lavoro, lo Sblocca Italia che proroga concessioni autostradali senza appalti per 10 miliardi di euro, cementifica il territorio con grandi opere del tutto inutili e trivella mezza Italia, la depenalizzazione del reato fino al 3% per evasione fiscale, ma soprattutto nulla ma proprio nulla, né una parola, né un euro da investire sulla povertà crescente e sui molti esclusi da ogni rappresentanza; queste, che sono le politiche finora attuate dal Governo, rispecchiano il dettato di un partito di Centrosinistra?

Io credo proprio di no ed è per queste ragioni per cui mi sono dimessa da segretaria del Circolo 6. Perché mi è diventato impossibile continuare a supportare in prima persona decisioni che non condivido, in un partito troppo lontano dagli ideali e dagli obiettivi nei quali mi ero identificata.

Le dimissioni da segretaria di Circolo mi consentiranno di sentirmi più libera di dire e fare ciò in cui continuo a credere, con lealtà e a viso aperto. Domani si vedrà.

Grazie a tutti coloro che hanno collaborato in questi anni con me, dentro e fuori dal Circolo.

Tina Colombo

 

 

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