Perché votare sì al referendum

Di Tommaso Cereda

Se il Referendum del 21 Giugno avrà esito positivo saranno immensi gli effetti e le ricadute sul sistema politico-istituzionale italiano e verranno sanate alcune piaghe che indeboliscono la nostra democrazia fin dalla sua formazione.

 

Con il premio di maggioranza alla lista più votata e l’innalzamento della soglia di sbarramento si riuscirà finalmente a decretare la fine delle coalizioni formate da molti partiti, aventi in comune soltanto brama di seggi e potere. Non si verificheranno più ricatti e giochi di forza all’interno di una coalizione con conseguenti ribaltoni ad opera dei vari Mastella e Bertinotti. Finalmente verrà eletta una lista che con una solida maggioranza potrà attuare il programma per cui è stata votata dai cittadini. Non ci saranno più pressioni di partiti che obbligheranno la propria coalizione ad una scelta errata, come non riunire date elettorali facendo risparmiare agli italiani quasi 500 milioni di euro, di cui c’è una tangibile necessità in un periodo di crisi economica e con un’intera regione da ricostruire. Una fetta considerevole della sinistra paventa un sistema in cui non ci sia la rappresentanza di alcuni storici partiti e che il Referendum decreti uno strapotere di Berlusconi. Questi timori sono ingiustificati, poiché anche partiti minori potranno avere una adeguata rappresentanza in parlamento se supereranno la non impossibile soglia del 4% alla Camera, e poichè Berlusconi ha già uno strapotere anche con la vigente legge elettorale: una potenza schiacciante resa molto più pericolosa perchè sottoposta a ricatti da parte della Lega, che ne inasprisce le posizioni in senso estremista.

Votando sì al terzo quesito invece si aboliranno le candidature multiple e quindi si abbatterà il sistema di cooptazione della classe politica che impedisce ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti sopprimendo di fatto il principio fondamentale di una democrazia indiretta.

Il referendum può quindi risolvere alcuni tra i più grandi problemi che affliggono il nostro sistema politico; votando sì si possono colpire duramente fenomeni di clientelismo e lottizzazione, che si insinuarono nel nostro apparato statale già nel 1852 con la politica del connubio di Cavour e poi con il trasformismo di Depretis. Bisogna votare sì per dire addio ai partiti parassiti della democrazia che raccolgono consenso con il populismo e danneggiano con i loro ricatti ogni singolo cittadino.

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