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logo pdDieci anni fa nasceva il Partito Democratico, che per me ha rappresentato il compimento di un lungo percorso, di oltre 60 anni, passando attraverso il P.C.I, il PDS, e i DS: risale infatti al 1956 la mia prima tessera del P.C.I.

E' stato appunto in quell'anno, con l'VIII° congresso del P.C.I. che venne posta in evidenza la politica delle alleanze politiche e sociali - rapporto con i ceti medi - che per il sottoscritto e tutti quelli come me che facevano riferimento all'area riformista, allora rappresentata da Giorgio Napolitano e Giorgio Amendola e successivamente a Milano da Gianni Cervetti, ne ha caratterizzato il comportamento e l'azione politica.

Una azione, quella dei comunisti riformisti, che ha contribuito in modo determinante all'evoluzione del P.C.I da partito operaio-contadino ad un grande partito di massa sensibile alle problematiche generali della società, compresi i diritti civili. Oggi lo Jus Soli ne è parte integrante e fondamentale.

Ricordo le grandi battaglie per la Pace, contro la proliferazione delle armi nucleari, per il superamento dei blocchi contrapposti, per la coesistenza pacifica, il piano del lavoro di Giuseppe Di Vittorio, lo statuto dei lavoratori (anche se in quell'occasione il P.C.I. si astenne nella votazione finale), la riforma sanitaria, la riforma delle pensioni.

Ricordo anche l'antifascismo (il luglio '60 contro il governo Tambroni, sorretto dai fascisti dell'MSI), la lotta contro il terrorismo, le battaglie civili per il divorzio e l'interruzione volontaria della gravidanza, in un quadro di rapporti con i socialisti e la sinistra democristiana.

Il momento culminante di questa evoluzione fu la politica del compromesso storico, bloccata dall'assassinio di Aldo Moro, che poi segnò l'inizio della crisi dello stesso Partito Comunista.

Il superamento del P.C.I., con la nascita del PDS, ha trovato in me una completa adesione, così come la successiva costituzione dei DS che si proponevano l'unità tra le forze socialiste e laiche. A Monza, dove ero segretario del PDS, il percorso di transizione ai DS vide la partecipazione di Socialisti, Repubblicani e persino Liberali: ricordo Vito Ciriello, Edilio Scarno, Sergio Gaiani, Giorgio Crippa e Franco Poliani.

Purtroppo questa riunificazione, sopratutto a livello nazionale, rimase verticistica, gran parte dell'elettorato del P.S.I. non ci seguì, anzi andò in larga misura persino con Berlusconi.

Il movimento per l'Ulivo, prima, e la nascita del PD poi, hanno significato la creazione di un partito nazionale, di grande respiro, riformista e interprete di tutti i problemi a partire dal lavoro, dall'occupazione e dall'economia in generale.

E' stato l'incontro dei due riformismi: quello più caratterizzato sul mondo del lavoro della sinistra e quello sul sociale del cattolicesimo democratico.

In questi dieci anni, attraversati dalla grande crisi economica, il PD è stato al centro della politica per un'Europa diversa, più attenta ai problemi sociali che a quelli del bilancio.

Importante è stato l'approccio ai problemi del lavoro, dell'occupazione e dei salari.

Il lavoro inteso non come slogan del “diritto”, ma per la creazione delle condizioni che diano lavoro; significativi sono stati il Jobs Act (quasi un milione di posti di lavoro in più), gli 80 euro, gli incentivi all'occupazione giovanile, il reddito di inclusione e la “buona scuola”, come atto di superamento del precariato.

La bruciante sconfitta al referendum di riforma costituzionale, alla quale purtroppo ha contribuito anche il così detto “fuoco amico”, ha rappresentato una battuta d'arresto alla politica delle riforme.

Il momento è difficile: stiamo lentamente uscendo dalla crisi economica, grazie alle politiche del Governo, ma la crisi non è ancora definitivamente alle spalle, il dramma dell'immigrazione ha dimensioni bibliche e alimenta i populismi e la sinistra europea è in crisi.

La risposta non può e non deve essere quella di rinchiudersi, di tornare indietro al passato, a posizioni di sinistrismo estremista ed antagonista, come appare la scelta compiuta da fuoriusciti dal nostro partito ed altri, ma dal rilancio di quella che è stata l'essenza della fondazione del PD:

Un partito riformista, di centrosinistra, con una forte cultura di Governo e senso di responsabilità, sensibile ai problemi di chi ha più bisogno, impegnato per la crescita e ripresa economica, che sono i presupposti fondamentali per il lavoro, l'occupazione ed il miglioramento dei salari e delle condizioni di vita.

Un partito il cui riferimento è rappresentato dal documento congressuale di Matteo Renzi e che dinnanzi alla crisi ed ai limiti della Socialdemocrazia Europea deve aprirsi verso concezioni del “Socialismo – Liberale”, con l'obiettivo che rimane della “vocazione maggioritaria”, senza la presunzione dell'autosufficienza e attento alla politica delle alleanze, che diventi una vera forza organizzata e centro di vita, di partecipazione ed iniziativa politica.

Avviandoci ai congressi di Circolo, a Monza, bisogna superare l'anacronistica esistenza dei sei circoli, mal funzionanti, senza spessore e limitati nell'iniziativa politica.

Occorre una forte e robusta organizzazione a livello cittadino, che possa esprimere tutte le grandi potenzialità del nostro partito e dei suoi iscritti.

Avanti, con fiducia, compagni ed amici, uniti, pronti alle battaglie e alle nuove sfide che ci attendono.

Vittorio Gatti
Grande Zelindo,ogni volta che leggo o sento un tuo intervento non mi capacito di come molti, forse troppi compagni non apprezzino la voglia di cambiamento portata avanti da Matteo Renzi ed anzi facciano di tutto per rimanere impantanati nell'attuale sistema Paese.Una vera vergogna.

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